Moda Cruelty Free: Di cosa si tratta e quali sono le certificazioni?


Franca Gragnaniello
La moda è da sempre uno dei settori più aperti alle novità e alle ultime tendenze, pertanto, non poteva farsi trovare impreparata di fronte alle rinnovate esigenze di una fetta sempre più importante di consumatori che ricercano non soltanto un “bel capo di abbigliamento” ma cercano di acquistare abiti che rispecchiano i loro valori etici.
L’industria della moda è diventata più sensibile alle tematiche etiche e ambientaliste, tanto care ad animalisti e vegani. Secondo un recente studio pubblicato dalla Lav, (Lega Anti Vivisezione) oltre il 30% degli intervistati si è mostrato interessato ai prodotti che non richiedono l’uso di componenti animali e il 40% di loro ha palesato una spiccata propensione all’acquisto di capi realizzati con materiali alternativi.
Cos’è la moda Cruelty Free?
Cruelty Free vuol dire Senza Crudeltà. Nel settore tessile la violenza sugli animali è paragonabile a quella attribuita al settore alimentare, ma con una differenza sostanziale: l’utilità. Riflettendoci bene stiamo creando morte e sofferenza solo per indossare pellicce, giacche imbottite con piume, o semplici foulard in seta. Non è affatto comprensibile avere milioni di animali chiusi in gabbia solo per vestirci, pur sapendo di avere alternative che non faranno assolutamente rimpiangere i materiali di origine animale.
La moda cruelty free è diventata un elemento fondamentale della moda sostenibile, un segmento di prodotti/marchi che ha scelto di escludere l’uso di materiali di origine animale a favore di materiali alternativi. La moda è definita cruelty free quando dispone di certificazioni tessili garanti di tale affermazione.
Quali sono le certificazioni tessili Cruelty Free?
Le certificazione vengono richieste direttamente dalle aziende. Questo gruppo di certificazioni incentivano quei brand che preferiscono non utilizzare materiali di origine animale e controllano la filiera di produzione e sono:
- Animal Free Fashion
- PETA
- Fur Free
Animal Free Fashion è una certificazione esclusiva per il settore tessile, un progetto sviluppato dalla LAV (Lega Anti Vivisezione). Nasce per incentivare le aziende di moda a rinunciare all’utilizzo di materiali di origine animale sostituendoli con materiali cruelty free (senza violenza su animali).Questo modello è il più interessante, poiché oltre a certificare un marchio/prodotto ne valuta il suo impegno dando un voto allo stesso da 1 a 4. Chi prende il voto più alto ha rinunciato a tutti i materiali di origine animale.PETA è la più famosa e utilizzata su scala mondiale, People for the Ethical Treatment of Animals è una associazione internazionale a tutela degli animali. Si batte da anni per un mondo senza crudeltà, ed affronta diversi temi, dalla cosmesi al settore tessile, passando per l’industria zootecnica e del divertimento.La People for the Ethical Treatment of Animals PETA è sinonimo di moda cruelty free, nonché la più grande associazione animalista su scala internazionale.PETA è da sempre in prima linea nella lotta a vivisezione, sperimentazioni e altri trattamenti brutali nei confronti di cani, gatti, conigli, topi, etc. Insieme alla certificazione Animal Free Fashion, è sicuramente l’etichetta più diffusa a livello globale, nel settore tessile ma anche in altri settori commerciali.
Fur Free è un’altra certificazione della LAV, ma il suo range di azione è limitato all’uso delle pellicce. Possiamo considerarla come una campagna di sensibilizzazione contro l’uso delle pellicce di origine animale nella moda.Parliamo di un mercato che conta oltre 70 milioni di animali in tutto il mondo. A dimostrazione del fatto che l’industria della moda, oltre ad essere la seconda più inquinante al mondo, occupa un posto nel podio anche quando parliamo di crudeltà verso gli animali insieme all’industria alimentare e quella del “divertimento”.
Cruelty free moda: uno sguardo ai brand italiani e virtuosi
La moda cruelty free è un esempio di responsabilità e di civiltà, che chiede al design di andare oltre i suoi confini e i suoi compromessi.I brand oggi sono più sensibili nei confronti dell’impegno verso una moda a favore degli animali. Infatti non sono poche le realtà che hanno cambiato il proprio modo di vedere la moda. Scopriamo alcuni di questi Brand che hanno abbracciato la causa Cruelty Free.
- Cruelty free, Quagga : è uno dei brand italiani virtuosi che si impegna a porsi in contrasto con il tradizionale meccanismo produttivo della moda.Quagga è stata la prima azienda ad aver avuto la certificazione Icea per tutti i loro tessuti e le imbottiture delle giacche ottenuti da materiale riciclato.Grazie ad un’esclusiva etichettatura è possibile conoscere l’intera filiera di realizzazione di ogni singolo capo, da dove viene riciclata la bottiglia di plastica fino a dove viene realizzata la giacca.
- Cruelty free, Tu&Tu: questo brand seleziona i materiali che utilizza, causando il minimo impatto possibile sull’ambiente. Tu&Tu opta per cotone, lino, fibra di bamboo, canapa, tessuti derivati da alghe, soia e proteine vegetali. L’impegno di Tu&Tu contribuisce allo sviluppo sostenibile. I capi TU&TU sono ideati e realizzati interamente in Italia, con tutela dei lavoratori e senza componenti provenienti dallo sfruttamento di animali.
- Cruelty free, CamminaLeggero: calzature e accessori vegan realizzati con materiali eco-compatibili, fabbricati e lavorati in Italia, nel cui processo di produzione non vengono coinvolti in nessun modo derivati di origine animale.
Conclusioni:
Stilisti e designer si mostrano sempre più sensibili alle tematiche ambientaliste nel rispetto della natura e della vita degli animali (è Green il futuro del fashion design).In questa ottica si tende a cercare nuovi oggetti alternativi e sperimentali realizzati con sistemi innovativi e rispettosi della vita animale, e come ben sappiamo l’innovazione CREA POSTI DI LAVORO!
Il PNRR utilizzerà una parte dei suoi fondi per finanziare le nuove ed ambiziose start-up legate alla ricerca di nuovi materiali ecologici e al fashion ecosostenibile, giovani imprenditori che lavorano sodo per creare prodotti raffinati ma anche naturali e assolutamente ‘animal-free’. Anche a livello di shop on-line cominciano a sorgere siti web e portali dove è possibile acquistare esclusivamente moda cruelty-free! Da ogni angolo del globo ci arrivano notizie di designer e creativi alla ricerca di idee vincenti e all’avanguardia per ottenere materiali e stoffe bio-sostenibili, 100% naturali!!!
Appare dunque evidente come l’ecosostenibilità stia conquistando sempre più consensi anche nei settori moda e artigianato che fino a qualche anno fa sembravano essere immuni all’influenza cruelty free, creando sempre più “nicchie” di mercato interessanti non solo da un punto di vista etico ma anche sotto il profilo commerciale.
Il mondo del fashion sta cambiando rotta, seguirla è la strada giusta per il successo, ignorarla è la morte sicura dell’azienda.
Da sempre affascinata dalla moda, all'età di 20 anni, Franca ha realizzato il sogno di aprire la sua boutique 'Abbigliamento Babilonia' che dirige ancora tutt'oggi. Coltiva con passione relazioni professionali per aumentare le proprie opportunità di lavoro e carriera, questo le permette di stringere rapporti commerciali con produttori di abbigliamento in tutta Italia. La sua teoria è "l'umanizzazione del lavoro", mostrando al cliente che lo si tiene veramente a cuore. Ama bere caffè, la ginnastica ritmica, e trascorrere un po' di tempo con i suoi gatti, Furia e Aria.
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