La Tecnica Del Capitonné

La Tecnica Del Capitonné
Anna Brancaccio

Anna Brancaccio

Elementi caratteristici  sono il rivestimento, tradizionalmente in pelle, e soprattutto i bottoncini che creano l’effetto capitonné, secondo un modello originario risalente ad un periodo compreso tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento.

In origine, l’imbottitura di divani e poltrone era costituita da “capiton”, termine con cui ci si riferisce ad una specie di cascame di seta, ovvero lo scarto di lavorazione della seta, da cui prende il nome.

Il corrispettivo, in italiano, è rappresentato dal vocabolo “trapunta” o “trapuntata”. 

 

Un icona indiscussa

La capitonnè è il tratto distintivo più inconfondibile dell’intramontabile divano Chesterfield, indiscussa icona di arredo classico dell’800 che ancora oggi corrisponde ad uno dei modelli più amati dagli appassionati di arredamento tradizionale. I pezzi più antichi confermerebbero la nascita di questo divano tra la fine del Settecento gli inizi dell’Ottocento. 

La Tecnica del Capitonné


La Storia del nome

Il nome Chesterfield non si riferirebbe, pertanto, al luogo di produzione originario del mobile, ma alla denominazione del feudo del predetto conte che, però, risiedeva a Londra, la città in cui la poltrona sarebbe stata ideata. La pelle utilizzata era ed è quella bovina, di primissima scelta, lavorata con particolare cura e attenzione affinché risulti molto liscia e gradevole al tatto nonché molto resistente.

Lord Philip Stanhope di Chesterfield potrebbe essersi fatto ispirare dai sedili delle carrozze, coperte o scoperte che fossero. Su queste ultime venivano montate, inizialmente, delle assi rivestite con cuscini di stoffa imbottita, allo scopo di rendere più comoda la seduta; ma l’umidità e la pioggia creavano seri problemi alle stoffe Si pensò, allora, di utilizzare, nell’ambito della carrozzeria dell’epoca, il cuoio: materiale ben più resistente e soprattutto lavabile.

Si racconta, così, che il nobile britannico descrisse perfettamente all’artigiano quello che avrebbe voluto: una specie di guscio cubico, avvolgente, con i braccioli che consentissero di appoggiare le braccia quasi perpendicolarmente al corpo, affinché mai le mani potessero informicolarsi.

Va ricordato che i divani Chesterfield sono stati i primi divani imbottiti. Ad oggi, nella maggioranza dei casi, vengono ricoperti in pelle, tuttavia vengono utilizzati molti altri materiali per lo stesso scopo, come ad esempio il velluto. 

Tecnica di lavorazione

Questa tecnica di realizzazione artigianale non permette di creare solo poltrone e divani, ma anche interessanti complementi d’arredo più piccoli e dall’aspetto molto décor. Si tratta di elementi esteticamente molto belli e apprezzati, perfetti se si desidera dare carattere e impreziosire con qualità un ambiente della casa. 

In Design Capitonné


Dal Chesterfield alle passerelle di moda

Le moderne ricerche sui materiali tessili e sulla pelle hanno aperto di molto il campo a questa lavorazione.
E’ uno stile che non passa mai di moda, classico e moderno al tempo stesso.
Da oltre duecento anni viene utilizzata con maestria e ai giorni nostri trova interessanti interpretazioni stilistiche che piacciono, stupiscono e mettono insieme la manifattura di qualità e il buon design. Un connubio riuscito, che trova in Italia alcuni tra migliori artigiani capaci di realizzare questa faticosa lavorazione ,particolarmente apprezzato al mondo anche e, soprattutto, quando si cerca il vero made in Italy.

 Sfilata Tecnica Capitonné

sfilata A\I 2015 di Kei Ninomiya a Parigi

Una volta che il disegno è stato formato, puoi quindi  girare il tessuto sulla dritta e fissarlo in posizione su un tavolo imbottito o su un asse da stiro. Sarà quindi necessario vaporizzare delicatamente il tessuto e lasciarlo asciugare in posizione per aiutare a regolare la forma del tessuto. Tra gli stilisti che hanno fatto propria questa lavorazione ne sono tanti, in cui ognuno ha messo la propria firma e ha valorizzato questa tecnica secondo il proprio gusto.

Non c’è da stupirsi se questa lavorazione non sia passata inosservata per quanto riguarda la sperimentazione in ambiti che non riguardano solo la tappezzeria. Anzi, la sua versatilità non solo ha permesso di aprire le porte anche dell’abbigliamento  ma anche di ampliare la creatività attraverso differenti modi di manipolazione del tessuto con schemi nuovi. 

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