Distretti Calzaturieri Italiani: Quali sono?

Franca Gragnaniello

Franca Gragnaniello

ll made in Italy nel settore della moda è un vero e proprio passpartout in tutto il mondo, un sinonimo di qualità, stile e ricercatezza.

Siamo riconosciuti come dei veri e propri talenti internazionali nell'ideazione e nella realizzazione di abiti, calzature e accessori grazie alla tradizione e alla conoscenza dei materiali migliori. E molte delle produzioni più ricercate provengono proprio dai distretti, che hanno un valore economico e culturale di grande importanza.

In questo articolo andremo alla scoperta dei distretti calzaturieri d'Italia. Veri e propri luoghi del sapere, della conoscenza e della professionalità che da secoli concentrano in aree circoscritte produzioni destinate a tutto il mondo. 

I numeri del comparto calzaturiero

L'Italia è il primo produttore di calzature nell'Unione Europea; è il decimo per numero di paia nel mondo. E' da sempre leader indiscusso tra i produttori di calzature di fascia alta e lusso, ad elevato contenuto moda. Siamo l’ottavo Paese esportatore a livello mondiale, il terzo in termini di valore (ed è secondo in valore, dietro alla Cina, con riferimento alle sole calzature con tomaia in pelle). Il comparto calzaturiero conta circa 4.100 aziende e 72.000 addetti (dati anno 2020), un saldo commerciale da sempre attivo e un fatturato annuo complessivo che nel 2019, pre-Covid, era attorno ai 14,3 miliardi di euro. Il settore rappresenta una realtà di estrema rilevanza quali-quantitativa nell'economia italiana. (da Assocalzaturifici). Proprio per conoscere e posizionarsi sui mercati più promettenti, assumono particolare rilevanza le manifestazioni fieristiche come theMicam.

Il successo del comparto è collegato alla vivace iniziativa imprenditoriale ed alla tipica struttura del settore, che si pone in un contesto di "filiera" costituito da un sistema di sub-fornitura di  materie prime, concerie, componenti, accessori, produttori di macchine, modellisti e stilisti. Ne deriva una concentrazione territoriale di aziende in aree organizzate in distretti, situati prevalentemente in 7 Regioni: Marche, Toscana, Veneto, Campania, Lombardia, Puglia ed Emilia Romagna, interessando ben 23 province.

Il Distretto delle Calzature Marchigiane

Questo distretto  rappresenta una delle più significative aree di concentrazione di imprese calzaturiere nel territorio italiano. Il distretto è stato riconosciuto in ambito regionale in 7 aree a valenza distrettuale nelle province di Ascoli Piceno e Macerata, di cui 3 facenti parte del distretto calzaturiero del fermano-maceratese. La realtà calzaturiera della provincia è costituita da circa 9.000 addetti (il 10% degli occupati a livello nazionale nel settore) che lavorano in circa 800 aziende 100 delle quali di tipo industriale. Ma l’entità del settore calzaturiero non si ferma a queste, pur significative cifre: accanto ad esso, infatti vi sono oltre 80 aziende con circa 2500 addetti che si occupano della produzione dei componenti (suole, tacchi, tomaie accessori, ecc. ) ed un comparto della pelletteria nella zona di Tolentino con la presenza di oltre 60 aziende fra cui alcune importantissime concerie. Questa “economia integrata” concorre a determinare un primato spesso sconosciuto: nella provincia di Macerata, in particolare nel comprensorio di Civitanova Marche, esiste il più importante e qualificato raggruppamento di aziende produttrici di componenti (suole in particolare) per calzature In italia e in Europa. Grazie ad aree produttive diverse è in grado di coprire quasi tutti i settori dell’universo della calzatura. Infatti:

  • a Monte Urano potete trovare le migliori scarpe da bambino;
  • Montegranaro, Monte San Giusto e Sant’Elpidio a Mare sono la patria delle scarpe uomo
  • Fermo, Porto Sant’Elpidio e Civitanova Marche hanno produzioni specializzate nelle calzature da donna.

Oltre l’80 % della produzione locale viene esportata; le principali direttrici di vendita all’estero interessano la Francia, il Regno Unito, gli U.S.A e la Russia.

Il distretto calzaturiero toscano

Il distretto calzaturiero Toscano, anzi i distretti calzaturieri Toscani, coinvolgono molte province fra cui Firenze, Arezzo, Pistoia, Pisa. La caratteristica comune a questi distretti è che si sono affermati non solo grazie alla produzione di scarpe e borse ma anche per i materiali di primissima qualità utilizzati, le pelli. Il distretto calzaturiero toscano infatti si fonde con quello della pelle di qualità così elevata e conosciuta che si parla di "Pelle toscana". Il "sistema-distretto" toscano coinvolge più di 22 mila imprese e 100 mila operatori specializzati, in un tessuto imprenditoriale che vede collaborare artigiani, terzisti, grandi griffe quasi sempre accomunate dal target della moda e del livello elevato della produzione.

La manifattura calzaturiera in Toscana non ha avuto uno sviluppo estremamente definito nei secoli scorsi. I gruppi di artigiani presenti infatti, per quanto numerosi non hanno mai dato forma ad un vero e proprio distretto composto di calzaturifici e produttori di componenti ( suole, tacchi, lacci, tomaie) concorrenti alla creazione della scarpa, come invece è accaduto ad esempio nella Riviera del Brenta.La forza di questo distretto è la capacità di lavorazione dei materiali, riuscendo ad attrarre numerose aziende anche di origine non toscana, grazie anche al fatto che Firenze è città dell'arte e della moda, vista con forte interesse da moltissime griffe italiane ma non solo. In Toscana più del 90% dei pellami è scarto della produzione alimentare, scarto recuperato e trasformato in prodotti di pregio nella filosofia tipica dell ’economia circolare che già quarant’anni fa gli imprenditori conciari toscani sono riusciti ad affermare realizzando infrastrutture a tutela dell’ambiente ancora oggi uniche per il comparto conciario mondiale. La produzione toscana si distingue per la presenza di grandi aziende –tra tutte Gucci – che da sempre sono presenti sul territorio e di piccoli produttori ( come  Madaf , Buttero  e Victor shoe factory) che invece si sono fatti conoscere nel tempo per la capacità di creare prodotti dall'elevato valore, ma che sono meno noti al grande pubblico.

Calzatura della Riviera del Brenta

ll distretto calzaturiero della Riviera del Brenta è formato da 522 aziende che impiegano 10.043 addetti e producono complessivamente circa 19 milioni di paia di scarpe di cui il 91% viene esportato. Le aziende sono specializzate nella progettazione e produzione di calzature da donna di tipo fine lusso e collaborano con i più importanti brand del lusso. Il successo delle aziende del territorio è legato alla presenza di una filiera completa ed integrata che consente di rispondere in tempi rapidi ai fabbisogni del mercato, alla sensibilità per il design ed alla altissima qualità delle lavorazioni. Quello calzaturiero è il settore più importante della Riviera del Brenta e uno dei più floridi a livello nazionale. Il successo del Distretto è basato su due elementi fondamentali:

  • La presenza di una filiera completa e integrata che consente di rispondere in tempi rapidi ai fabbisogni del mercato;
  • La sensibilità per lo stile, il gusto, il design, l’artigianalità e l’attenzione rigorosa ai particolari.

Oltre sette secoli di tradizione artigianale.Risale al 1268 il primo documento di costituzione di una Confraternita di calzaturieri (“calegheri”). Oggi il settore calzaturiero veneto è in realtà un “distretto diffuso” e interessa tutte le province tranne Belluno e dà all’Italia la leadership mondiale nel medio e alto di gamma. Per quanto riguarda le calzature, le radici sono nella zona della Riviera del Brenta, tra Padova e Venezia, oggi punta di diamante della produzione veneta, con un export superiore al 90% e una specializzazione nelle scarpe da donna di lusso. Produzioni contenute, prezzi altissimi e grandi marchi (quindi grande qualità ed eccellenza), questo è il segreto della Riviera del Brenta. Nel territorio hanno posto le loro basi calzaturiere, con tanto di fabbriche dirette e con reti capillari di contoterzisti, brand quali Louis Vuitton e Dior per il gruppo Lvmh e Saint Laurent, Balenciaga e Bottega Veneta sul versante Kering, per citarne solo alcuni. Attualmente la mission del Distretto Calzaturiero della Riviera del Brenta è quella di favorire la crescita delle Aziende del settore promuovendo:

  1. Ricerca e innovazione:Si intende avviare iniziative volte a differenziare e caratterizzare i prodotti attraverso lo studio del piede, dei materiali e dei componenti,
  2. Capitale umano: il ricambio generazionale sta attraversando qualche difficoltà e vi è il rischio di disperdere un patrimonio culturale e tecnico formatosi in lunghi anni di storia, nasce quindi il bisogno di promuovere una nuova imprenditorialità e supportare i processi di trasferimento delle competenze manifatturiere.
  3. Internazionalizzazione:per sostenere le aziende e garantirne lo sviluppo in modo da aumentarne la competitività nel mondo è necessario presidiare i mercati internazionali, promuovere la creazione di un marchio “Made in Venezia” e supportare le aziende nelle attività di promozione all’estero e in Italia.

Il distretto calzaturiero della Campania

La Campania copre il 50% della produzione calzaturiera del Mezzogiorno e il 15% di quella nazionale e costituisce una delle nove regioni europee con il maggior numero di dipendenti nella realizzazione di scarpe e prodotti in pelle. La regione, con 390 calzaturifici e produttori di calzature a mano e su misura, è la quarta su territorio italiano per numero di aziende e quinta per numero di addetti (dati 2018 InfoCamere-Movimprese, elaborazioni Centro Studi Confindustria Moda). Una vera e propria tradizione calzaturiera si diffonde in Campania solo nella prima metà del Novecento quando, sul modello artigianale manifatturiero, sorgono i primi calzaturifici nei comuni di Grumo Nevano, Arzano, Casandrino, Casoria e nel comprensorio aversano.  Con l’incremento della domanda nazionale le iniziative sul territorio si moltiplicano e vivono un vero e proprio boom tra gli anni Sessanta e Ottanta.

I maestri artigiani lasciano il posto a un nuovo modo di operare, in azienda e con gli strumenti che velocizzano la manodopera: dal lavoro dei ciabattini, specializzati nella fabbricazione a mano dei cosiddetti “fascioni”, sandali da uomo di provenienza partenopea si passa a una dimensione aziendale semi artigianale, con un posizionamento di prodotto medio-alto. Tradizione, competenze, qualità made in Italy, design, innovazione di prodotto e di processo costituiscono punti di forza e fattori competitivi insieme con un tessuto produttivo di piccole e medie imprese agile e flessibile, in grado di adattarsi con rapidità ai cambiamenti del mercato. Purtroppo anche per la Campania il lockdown ha colpito in maniera significativo il comparto e come ha sottolineato il presidente di Assocalzaturifici, Siro Badon, “non avendo potuto riconvertire alcuna linea di produzione, a differenza del tessile, ha registrato perdite più significative per fatturato e ordini rispetto alle altre aziende del settore moda”

I consumi sono rallentati da quattro stagioni e il distretto si è spaccato in due. Tiene chi lavora per le griffe, soffrono i marchi indipendenti, anche a causa dello stop delle fiere Ma con l’allentamento delle restrizioni, si avverte un segnale ,seppur lieve, di ripresa e soprattutto l’interessamento delle grandi firme al distretto calzaturiero della Campania.

Il Distretto calzaturiero  della Lombardia

ll Distretto calzaturiero di Vigevano, in provincia di Pavia, è uno dei più antichi dell’intera Lombardia ed è famoso per la produzione di calzature e macchinari per le imprese che le realizzano, per l’Italia e anche per il mercato estero.Il distretto calzaturiero vigevanese è composto da centinaia di piccole e medie imprese che lavorano ad elevati standard qualitativi.

Se nel 1960 la produzione annua sfiorava i 21 milioni di paia di scarpe, negli ultimi anni il mercato è cambiato molto, causando la chiusura di molte aziende. A contribuire ulteriormente ad un avanzamento della crisi c’è stata anche l’evoluzione della moda verso tipologie di calzature più sportive rispetto a quelle prodotte nel vigevanese. Il distretto, però, ha dimostrato grande flessibilità riuscendo ad adattarsi alle mutazioni del mercato tramite la concentrazione della produzione su fasce qualitative molto elevate e sui macchinari. La zona di Vigevano può contare su una tradizione industriale ormai consolidata e su un articolato patrimonio imprenditoriale in cui la storia e la cultura locale si fondono con la vocazione all’internazionalizzazione, al punto che Vigevano viene spesso definita la “capitale mondiale della calzatura”. Pare anche che sia nato qui il primo tacco a spillo, nel lontano gennaio del 1953, e a testimonianza della grande storia delle imprese calzaturiere locali, in città sorge il Museo della Calzatura. Il distretto calzaturiero di Vigevano si estende su una superficie di 415,3 Km/q, circa l’1,7% del territorio lombardo, e concentra oltre il 16% dell’industria del cuoio della Regione. Operano nel distretto oltre 30 mila addetti impiegati non solo nella realizzazione delle calzature, ma anche nella produzione di macchinari per l’industria calzaturiera. Quest’ultimo settore produttivo, occupa l’11% degli addetti del manifatturiero in Lombardia.

 Il Distretto calzaturiero della Puglia

Se l’Italia è uno stivale e la Puglia è il suo tacco, non ci si può sorprendere se in Salento (che di quel tacco è la parte più bassa) si fabbricano scarpe. La tradizione calzaturiera, localizzata in alcune zone della provincia di Lecce, ha conosciuto diverse vicissitudini ma ora il cielo è tornato sereno.l distretto industriale calzaturiero di Casarano si estende a sud-ovest di Lecce, tra la costa ionica e il Capo di Santa Maria di Leuca, zona che comprende un gran numero di piccoli centri. La Puglia è  la quarta Regione in Italia per numero di addetti nel settore calzaturiero e la prima nel mezzogiorno. La produzione di questo comparto è localizzata in due poli: la nuova provincia Barletta, caratterizzata dalla produzione di calzature antinfortunistica, calzature casual, sandali e doposci e calzature da donna; e nel sud Salento (provincia di Lecce), specializzato nella produzione di calzature da passeggio in pelle e cuoio per uomo donna e bambino di qualità medio alta. Uno dei protagonisti indiscussi del calzaturiero è Leo Shoes. Una vera e propria industria, che ha riportato lavoro e sviluppo nel territorio di Casarano grazie a una sola tipologia di scarpe: le sneakers.Leo Shoes ha siglato insieme ad altre numerose, e tendenzialmente piccole, aziende la rinascita del calzaturiero salentino

Secondo il database della Camera di Commercio di Lecce, a oggi risultano attivi 163 calzaturifici, per un totale di 4.509 addetti. Queste aziende servono i grossi marchi nazionali e internazionali producendo sneakers conto terzi. La propensione all’esportazione appare elevata soprattutto tra le aziende di produzione di calzature finite, i cui prodotti vanno a finire sui mercati di Germania, Francia, Gran Bretagna, nord Europa, Usa, Giappone e Paesi Arabi.

Il Distretto calzaturiero dell’Emilia Romagna

Ci spostiamo ora in un piccolo distretto conosciuto agli addetti ai lavori… ma talvolta meno noto al grande pubblico, nonostante proprio qui abbiano sede grandi e illustrissimi marchi del mondo fashion: San Mauro Pascoli. Paese di 10'000 abitanti, Mauro Pascoli dista meno di 10km dal mare ed è un tipico paesaggio dell'entroterra romagnolo, dove colline e costa fanno da cornice ad un piccolo centro che dalla seconda metà del 1800 si caratterizza per il laborioso interesse nel mondo della calzatura. Ad inizio '900 diversi sammauresi decisero di intraprendere l'attività non solo di riparatori ma di produttori di calzature, con capacità tali da diventare in meno di 20 anni i fornitori di stivali per i soldati dell'esercito italiani. Dopo un cinquantennio di produzione di calzature "da lavoro" per i militari il distretto di San Mauro Pascoli scopre nuovi orizzonti,  nel 1957 sorge lo stabilimento Miramar, caratterizzato da una concezione industriale. I sammauresi emergono per stile e qualità della produzione con nomi importanti e apprezzati come Casadei, Pollini e Zamagni,Sergio Rossi ancora oggi ritenuti dei veri e propri riferimenti a livello internazionale. Il focus principale del distretto è sulla scarpa femminile, ma anche le calzature da uomo sono da ritenersi di livello elevato. L'industrializzazione è stata la vera e propria svolta per il distretto di San Mauro Pascoli. Apprezzate in Italia, le scarpe sammauresi sono state subito riconosciute per la loro qualità anche in altri paesi d'Europa come Francia (Paese dello stile insieme all'Italia) e Germania. Oltre 50 aziende calzaturiere fanno parte del distretto e partecipano attivamente alla formazione. Ogni anno vengono prodotte posizioni lavorative preziosissime nel mondo artigiano garantendo l’80% di occupazione tra tutti gli ex-allievi del Centro Ricerca.

Conclusioni

Per ognuno di questi distretti calzaturieri che rappresentano l’eccellenza del Made in Italy, il futuro è rappresentato sicuramente da una crescita nei mercati stranieri, sempre più esigenti in termini di lusso, pertanto la frontiera sarà proprio quella di offrire un prodotto calzaturiero di altissimo livello.

 

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